Il Mare del Nord, visto dalle dune che da Scheveningen—la spiaggia di Den Haag (L’Aia) —seguono la costa fino all’Hoek van Holland, cioè per alcuni chilometri, ha un fascino tutto particolare. La natura è stata preservata allo stato pressoché selvaggio. Gli "stabilimenti" sono di leggerissimo impatto: di legno, rimovibili, essenziali, in grado di fornire il minimo d’ombra, l’hot dog e la birra fredda, una sedia.
Ci si arriva praticamente solo in bicicletta. Agli appositi parcheggi ce ne sono centinaia, la maggior parte delle quali sono nere e rigorosamente "Holland", freno a retropedale (si dice così?), come quelle con le quali siamo arrivati noi dopo una lunga pedalata sotto il sole splendente, ma senza quasi sudare grazie al vento fresco, che consente ciò che dalla nostre parti susciterebbe la pietà di chi osserva. Pedalare, in Olanda, è sempre piacevole, anche quando piove, vale a dire quando quella specie di nebbiolina (che quasi mai diventa acquazzone) ti rinfresca e ti rifocilla.
Dopo il sali-scendi sulle dune verdeggianti arrivi in spiaggia, parcheggi, vai in riva al mare … per fare il bagno? Neanche per sogno! Quelle acque sono pericolosissime (tra le più pericolose d’Europa, come quasi tutte le coste dei Paesi Bassi), a causa di formidabili correnti invisibili. Solo pochissimi si avventurano in acqua oltre il ginocchio, si tuffano rapidamente, una sguazzata e via. La forza della corrente la senti già quando l’acqua ti arriva al polpaccio. Un ricordo simile me lo ha lasciato la spiaggia di Carmel (California). Il risucchio era tale che potevi immaginare di essere trascinato per centinaia di metri qualora ti fossi avventurato, appunto, oltre il ginocchio.
Eppure era bellissimo lo stesso. Abbiamo aspettato il tramonto, un lungo variopinto caleidoscopio di colori rosseggianti-rosacei, bluastri-celestoni e lunghe strisce biancastre. Oltre il mare, invisibile, l’Inghilterra. Una coppia un po’ ubriaca si è tuffata a festeggiare il crepuscolo, riuscendo persino a fare qualche bracciata in quell’acqua fredda (ma non gelida, a dire il vero). Così tre amiche di diciotto, vent’anni, cantando e giocando in acqua con un paio di Labrador che sprizzavano felicità da tutti i pori. Quella spiaggia deve essere il Walhalla dei Labrador, a giudicare dal numero di questi splendidi cani acquatici che arrivano con la mimica e la frenesia dei bambini alle porte di Disneyland Paris.
Uno settacolo nordico, di audacia umana e animale e di forza della natura. Qui il mare è signore e padrone, orgoglioso e poco incline ad accogliere il bagnante se non per una rapida e rispettosa abluzione. Come ho fatto io. Ho riconosciuto al padrone di casa il suo diritto. Agli ubriachi e a tre impavide ragazzine, con seguito di Labrador, il mare ha concesso un po’ d’audacia. Fino a quando il sole non è stato inghiottito dalle acque. La gioia silenziosa degli spettatori, che si guardavano gli uni gli altri per scambiarsi larghi sorrisi e persino risate di meraviglia per ciò che si era appena compiuto.
[Questo post è stato pubblicato su windrosehotel.splinder.com il 4 ottobre 2004. I commenti al post originale sono interessanti]
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