Dunque, permettimi di dirti che la nostra discussione sta prendendo una piega che non mi dispiace, e questo per un motivo molto semplice: perché un po’ alla volta si sta spazzando il campo da una serie di equivoci. Sul relativismo, sul laicismo e su qualche altra questione. Ti parrà strano, ma con un po’ di buona volontà—questo devo/devi concedermelo—potrei perfino affermare che quello che hai scritto in questo secondo post, a rigore, non mi sollecita più di tanto a controbattere, infatti—udite, udite!—parecchie tue considerazioni avrebbero potuto uscire anche dalla mia penna. Non ne faccio l’elenco, così come non enumero le puntualizzazioni cui pure mi correrebbe l’obbligo di far ricorso qualora volessi a tutti i costi rifuggire da tutti gli equivoci possibili e immaginabili. Parlo soprattutto di qualche arrière pensée che mi attribuisci e/o di talune “interpretazioni” di cose effettivamente dette, ma appunto è meglio lasciar perdere—e questo non perché la cosa sarebbe, in sé e per sé superflua, quanto piuttosto perché sarebbe tediosa ed essenzialmente non produrrebbe altro che ulteriori puntualizzazioni. Mi limito pertanto a richiamare solo due punti che mi sembrano più “essenziali.”
Il primo è questo: tu dici bene che ciò che non mi piace non è tanto e soprattutto il relativismo—sempre distinguendo doverosamente tra relativismo e relativismo, ché anche questo è per l’appunto un concetto assai relativo …—quanto "l'assolutismo che c'è in giro.” E’ esattamente questo il punto. E va bene anche il tuo rifiuto dell’etichetta per quanto ti riguarda: ok, non sei un relativista, e neppure un laicista. Lo sospettavo, comunque (non è la prima volta che discutiamo su questi argomenti), ma non sottovalutiamo il potere della provocazione! Soprattutto, ma questo non occorre che te lo faccia presente, quando le argomentazioni sono paludate, almeno nelle intenzioni, sotto il manto dell’ironia, che è tanto più feconda quanto più è in grado di allargare l’orizzonte del dibattito. E comunque, diciamolo: anche tu sapevi che le definizioni opposte a quelle che rigetti mal si addicono a me! Anche se da quanto lasciavi intendere le cose potevano sembrare un po’ diverse.
Il secondo. Tu scrivi:
Infine potresti dire. Ma alla buon'ora! Non è forse vero che da sempre le comunità umane si sono riunite intorno a valori e credenze religiose? E non sono state più salde proprio grazie a quei valori e a quelle credenze? Può darsi, non so. Molto si dovrebbe discutere. Ma intanto, concederai che, rispetto a millenni di storia, laicizzazione e secolarizzazione sono un tantino recenti, e bisognerebbe dare a questi processi almeno il beneficio del dubbio. O è troppo relativista?
Beh, potrei risponderti sbrigativamente che se sono bastati questi pochi decenni a provocare gli sfracelli che vediamo—io, magari, li vedo, non tu—chissà cosa dovremmo aspettarci da altri dieci o venti lustri di secolarismo! Ma scarto subito questa risposta e te ne do un’altra un po’ più relativista (nel senso “buono,” s’intende!). Dico, cioè che un conto è la laicità, un altro è il laicismo, un conto sono Galileo e Guicciardini, un altro Margherita Hack e Severino Antinori da una parte e Daniele Capezzone dall’altra—e non c’è neanche l’ombra del dileggio negli accostamenti, che alludono soltanto a differenti attitudes of mind e prescindono da qualsiasi altra considerazione. In altre parole, “il beneficio del dubbio” va concesso a ragion veduta! Quale dei due atteggiamenti mentali cui alludo prevarrà nei prossimi decenni? Tutto dipende da questo. Se prevarrà il primo, allora, dico, io supero la soglia del dubbio e arrivo a proclamarmi «fiducioso» e «ottimista», ma se prevale il secondo, beh, allora spero soltanto che Dio ci aiuti.
[Questo post è stato pubblicato per la prima volta su windrosehotel.splinder.com l'11 ottobre 2005]
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