Dunque, cosa diceva Messori? Essenzialmente due cose: a) l’ormai celeberrima frase estrapolata dal discorso del Papa è stata semplicemente un pretesto per aizzare le piazze islamiche; b) lo scontro con l’islam, che i cristiani vorrebbero evitare ma che dall’altra parte ci si dà da fare per rendere inevitabile, se ci sarà, sarà duro, ma almeno stavolta gli europei, inclusi i credenti, non si comporteranno come si sono comportati col marxismo, al tempo cioè dell’altra grande sfida, dando vita a “quinte colonne” al proprio interno e lasciandosi in qualche modo sedurre da “quella sorta di vangelo di libertà e di giustizia—qui e ora, non in un illusorio Aldilà—proposto da quel nipote e pronipote di rabbini che fu Karl Marx.”
Ebbene, sulla prima Panebianco si dice d’accordo, sulla seconda no. E argomenta così:
Dove Messori pecca forse di ottimismo è nel credere che non si ripeterà fra gli europei, credenti compresi, quanto accadde a suo tempo col marxismo. Se l'Europa flirtò con quel giudeo-cristianesimo secolarizzato che era il marxismo, non potrà farlo, pensa Messori, col fondamentalismo islamico. Per la sua incompatibilità con il pensiero «politicamente corretto» da noi egemone. Temo si sbagli. Non solo perché ci sono diversi europei che già flirtano con l'estremismo islamico, consapevoli di condividere con esso i nemici principali, Stati Uniti e Israele. Niente predispone alla solidarietà più della condivisione del nemico. Ma soprattutto perché l'Europa ha paura, è spaventata a morte, e la paura spinge più di qualunque altro sentimento a blandire il prepotente, a dargli ragione per tenerlo buono. Oriana Fallaci parlava di Eurabia. Basta guardare a tante reazioni occidentali al discorso del Papa per capire che Eurabia, forse, è già tra noi. Non parlo tanto dei teologi improvvisati che hanno spiegato a Ratzinger cosa sia davvero il cristianesimo (anche nelle situazioni più tragiche l'uomo è in grado di dare vita a siparietti di irresistibile comicità). Parlo dei tantissimi che hanno accusato il Papa di non essersi censurato. Guardandosi intorno, sembra condivisibile il pessimismo di Bernard Lewis che prevede un'Europa sconfitta e sottomessa.
Così a prima vista verrebbe da essere d’accordo con Panebianco e di dar torto a Messori, ma riflettendo un po’ direi che ciascuno dei due ha ragione, ma su piani diversi: il primo su quello strettamente politico, il secondo su quello della cultura politica. Difficile, cioè, pensare che Panebianco si sbagli quando individua delle vere e proprie teste di ponte del nemico nel campo europeo, ma è altrettanto fuori questione, a mio avviso, che il volto che presenta l’islamismo “è in rotta di collisione con quel «politicamente corretto» che è—nel bene e nel male—il nostro pensiero egemone.” Penso, cioè, che entrambi abbiano mostrato una sola faccia della medaglia (anche se in maniera lucidissima) ignorando, o, più probabilmente, sottovalutando l’altra.
Nel frattempo, che a Teheran un astuto fondamentalista con mire politiche ambiziosissime abbia prudentemente raffreddato i bollenti spiriti dei suoi simili, invitandoli a "rispettare il Papa di Roma," potrebbe essere una dimostrazione che Vittorio Messori ha effettivamente colto nel segno: se lo scontro ci sarà l’Europa si ricompatterà culturalmente. Dunque, forse è meglio abbassare un po’ la cresta …
E chissà che a questo risultato non puntasse anche il Pontefice quando ha detto, scientemente, ciò che ha detto (e che non ha affatto ritrattato): se scopriamo le carte ne vedremo delle belle. Il coraggio paga, anche se qualcuno, da noi, ancora non l’ha capito.