“The only real teacher is not in a forest, or a hut or an ice cave in the Himalayas, it is within us.”
Yet another post about Tiziano Terzani, just for linking to this International Herald Tribune article by Elisabetta Povoledo.
“The only real teacher is not in a forest, or a hut or an ice cave in the Himalayas, it is within us.”
All'Angelus di domenica 17 settembre, ripreso in diretta anche dalla tv araba Al Jazeera, Benedetto XVI ha detto il suo “rammarico” per come la sua lezione è stata fraintesa. Ha detto di non condividere il passaggio da lui citato di Manuele II Paleologo, secondo il quale in ciò che di nuovo ha portato Maometto “troverai soltanto cose cattive e disumane, come la direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede”. Ma non si è scusato di niente, non ha ritrattato una sola riga. La lezione di Ratisbona non è stata per lui un esercizio accademico. Là non ha smesso le vesti del papa per parlare solo la lingua sofisticata del teologo, a un uditorio di soli specialisti. Il papa e il teologo in lui sono tutt'uno, per tutti. Il cardinale Camillo Ruini, che più di altri capi di Chiesa ha capito l'essenza di questo pontificato, ha detto lunedì 18 settembre al direttivo dei vescovi italiani che “le coordinate fondamentali” del messaggio che Benedetto XVI va proponendo alla Chiesa e al mondo sono in questi tre testi: l'enciclica “Deus Caritas Est”, il discorso alla curia romana del 22 dicembre 2005 sull'interpretazione del Concilio Vaticano II e, ultima ma non meno importante, la “splendida” lezione di Ratisbona.
[I corsivi sono miei]
Vi è un disegno di taglio inconfondibile nell’importante discorso di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona. È la volontà del papa di non evitare la parte critica entro il suo rapporto dialogico con l’islam, ovvero entro quella stessa prospettiva che è stata anche definita impropriamente un “asse del sacro” cristiano-islamico. La profonda visione strategica di papa Benedetto sembra operare ad integrazione del magistero di Giovanni Paolo II, con le stesse caratteristiche di fermo discernimento sui temi della verità e della ragione che Joseph Ratzinger aveva esercitato, come prefetto della congregazione per la dottrina della fede, di fronte alle derive teologiche interne alla Chiesa.
[Anche in questo caso i corsivi sono miei]