Da tre giorni M. non ha notizie di sua figlia. S. non ha partecipato alla protesta all’Amir Kabir, ma è considerata una nemica del regime. Parla come non dovrebbe parlare una timorata figlia della Rivoluzione. “Le ho chiesto di smetterla – dice M. – le ho detto che loro sono più forti di noi. S. mi ha risposto che la paura mi ha accecato i sensi, dice che il paese è vivo come il Simorgh”. E’ una magia degli iraniani trovare nell’ora dell’inquietudine, quando la ragione consiglia la fuga e il conformismo il silenzio, un posto alla poesia. Nel poema di Attar uno stormo di uccelli parte alla ricerca del mitico Simorgh. Soltanto trenta arriveranno a destinazione e allora si renderanno conto di essere essi stessi il Simorgh. I ragazzi che protestano sono già un altro Iran possibile, come il Simorgh.
UPDATE 21/12/2006
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