Puntata teoricamente interessante di Otto e Mezzo, dato l’argomento, ma un po’ confusionaria. Del resto non è facile discutere—dicendo cose sensate—su una questione come quella della professoressa che ha fatto scrivere cento volte "sono un deficiente" a un suo alunno discolo e, diciamo, non particolarmente brillante sotto il profilo intellettuale, ancorché in parte giustificato dalla circostanza di esser nato in una famiglia che Madre Natura non ha trattato troppo generosamente.
Gli ospiti di Alessandra Sardoni (che ha probabilmente bisogno di tempo per riuscire a dare il meglio di sé nel ruolo di conduttrice) e Pietrangelo Buttafuoco (che sta migliorando visibilmente) erano Rocco Buttiglione e gli scrittori Salvatore Niffoi, Antonella Landi e Giuseppe Genna. I primi due sono insegnanti-scrittori, e soprattutto il primo ha detto cose interessanti. Il terzo credo che sia scrittore e basta, e infatti mi è sembrato che di scuola capisca poco, tanto che, per usare la sua geniale invenzione lessicale, ha cercato (invano) di trasformare Otto e Mezzo in Rocco e Mezzo. Quanto allo stesso Buttiglione, penso che il prof possa fare di meglio che riproporre il verbo di CL in maniera abbastanza mnemonica.
Forse tutti i partecipanti al dibattito avrebbero fatto meglio a mettere al centro dell’attenzione la proposta del ministro Fioroni di ripristinare il sette in condotta, imprimendo alla scuola un’inversione di marcia rispetto al codice berlingueriano del 1999, che di fatto abrogava il provvedimento in oggetto annullandone le conseguenze concrete sulla carriera scolastica di chi se l’era guadagnato.
Penso, cioè, che puntare sul ritorno del principio di autorità, come fanno Buttiglione e Buttafuoco, sia doveroso sul piano culturale e in una prospettiva di medio-lungo termine, ma non sia di alcuna utilità nell’immediato—e il problema è appunto che c’è bisogno di fare qualcosa subito, non fra dieci o quindici anni. Inoltre bisogna tener conto che non appena nomini l’«autorità» salta fuori qualcuno che, come il bravo Salvatore Niffoi, ti corregge e parla di «autorevolezza», e poco importa se, alla fin fine, all’atto pratico, si tratta della stessa cosa ma detta in maniera più digeribile per i laici e i progressisti. Chiacchiere, o poco più (dalle quali, per giunta, una volta accettato il contraddittorio non ci si può più salvare).
Si tratta sicuramente di uno strumento piuttosto modesto. Modesto, tuttavia, nel senso di puramente pragmatico e non di scarsamente efficace. Al contrario. Come nell’evoluzione della specie umana, uno strumento può cambiare il mondo più di qualsiasi filosofia, pedagogia, psicologia dell’età evolutiva, e via discorrendo.
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