Ma la causa delle riforme ha anche un altro campione: Fausto Bertinotti. Lo ha capito e spiegato perfettamente Antonio Polito. Vedasi l’intervista pubblicata sul Giornale di ieri. Ma il giorno prima aveva capito tutto anche Stefano Cappellini, come si evince dalla lettura di questo articolo apparso sul Riformista.
Ecco cosa aveva scritto Cappellini:
Se Bertinotti è arrivato a tanto è perché ritiene che Prodi abbia passato il segno: passi per gli affronti che Rifondazione ha subito su pensioni, welfare e altre materie di governo, ma il ruolo di «garante dei piccoli» che il Prof si è ritagliato nella trattativa sulla nuova legge elettorale rischia di mandare all’aria tutti i piani strategici del Prc. Perché blocca ogni riforma aprendo la via al referendum e perché offre a Pdci e Verdi, che non chiedono altro, la sponda di cui necessitano per sfilarsi dal progetto della Cosa rossa. A palazzo Chigi il segnale è arrivato forte e chiaro.
[…]
L’uscita bertinottiana ha creato qualche problema anche a Veltroni, che certo non ne era bersaglio. Il leader del Pd non ha gradito lo sconfinamento prodiano nel dibattito interno all’Unione, ma il vertice democrat di domenica sera ha tracciato la via di un possibile compromesso parlamentare. E Veltroni, per inseguirne la realizzazione, ha “dovuto” puntellare l’esecutivo: «Penso - ha detto ai cronisti - che in questo momento creare difficoltà al governo significa anche indebolire la prospettiva delle riforme istituzionali ed elettorali».
Dunque, inseriamo anche Veltroni tra gli “indomiti riformatori,” visto che il puntello al governo era praticamente il tributo da pagare alle riforme.
Polito, per parte sua, si è speso in un elogio incondizionato al Presidente della Camera. Fausto Bertinotti, secondo lui, «è un coraggioso», e «ha fatto bene a dire chiaramente a Prodi di non mettere il governo e la maggioranza di traverso sulla strada delle riforme». Così come fanno bene
«tutti quei “coraggiosi” che non si lasciano frenare e intimidire nel percorrere la strada verso quella che io chiamo la Terza Repubblica, ossia verso un cambio radicale del sistema politico che lo renderà meno frammentario e più corrispondente alla realtà e alle necessità del Paese. E tra i coraggiosi annovero anche Walter Veltroni e Silvio Berlusconi, con il suo Pdl fondato dalla Mercedes».
Berlusconi, giustamente. Con lui si chiude il cerchio.
Queste mi sembrano le uniche cose degne di nota del momento politico. Tutto il resto è poco rilevante. Non so se anche altri commentatori, oltre a Polito e Cappellini, abbiano centrato la questione in modo altrettanto perspicace (tutto non si può leggere), ma ho qualche dubbio: come al solito mi sembra che i più siano troppo dediti ad occuparsi di aria fritta e di polemiche oziose per accorgersi che le cose che contano sono altre.
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