[Oggi la piattaforma Blogger, e/o questo blog in particolare, funzionano malissimo. Il post che segue ne ha risentito pesantemente, dal momento che un lungo pezo è andato perduto. Benvenuti quei pochi che riescono ad arrivare fin qui. Saluti.]
Per chi ha fatto esperienza diretta—quel tanto che basta—della politica attiva, che è tutta un’altra cosa, sotto molti punti di vista, rispetto alla politica di cui si occupano seriosi editorialisti e politologi, o di cui si chiacchiera più o meno amabilmente nei salotti, nei talk shows televisivi, ecc., la clamorosa “guerra dei Roses” che ha visto protagonisti Veronica e Silvio Berlusconi è un esempio da manuale di cosa e come bisogna fare per ottenere il consenso dell’elettore medio. Sì, a mio parere il Cavaliere ha sicuramente tratto profitto dalla vicenda, e chi voleva nuocergli gli ha dato invece una grossa mano.
Non mi spingo fino a ritenere che la Signora Berlusconi abbia deliberatamente voluto favorire il marito, ma certamente la mossa di scrivere a un giornale, anzi, a quel giornale, per lamentarsi e chiedere “pubbliche scuse” non avrebbe potuto essere più diabolicamente azzeccata. L’avesse spedita al Foglio, quella lettera, sarebbe stato quasi patetico: la «bomba» non ci sarebbe stata e pochi ci avrebbero filato dietro. Inviandola a un quotidiano ad alta diffusione che non fosse la Repubblica, invece, la notizia ci sarebbe stata, ma forse non la prima pagina, certamente non gli onori di notizia principale, con tanto di titolone, foto, e … mezza prima pagina. Perché con Repubblica, che ha le sue regole, in un caso del genere le cose stanno più o meno in questi termini: o pubblichi la missiva o non la pubblichi (scelta folle e impensabile), ma se la pubblichi non puoi non darle il risalto che le è stato dato effettivamente. Dunque: scelta perfetta dal punto di vista di chi vuol provocare lo “scandalo,” decisione obbligata del quotidiano, effetto clamoroso assicurato.
Già, ma perché mai il botta e risposta, clamore incluso, dovrebbe aver favorito il Cavaliere? Perché, come avevo iniziato a dire, all’elettore medio queste cose vanno a genio. Alle donne è piaciuta moltissimo, giustamente, l’indignazione della signora, agli uomini certamente non è dispiaciuto vedere che quel marito importante si comporta, quando la moglie non è nei paraggi, né più né meno come si comportano o vorrebbero comportarsi loro, se solo ne avessero la faccia tosta. A uomini e donne è piaciuta sicuramente la magistrale risposta di Berlusconi. Chi si è indignato? Chi ha storto la bocca? Semplicemente quelli come Massimo Cacciari, gli intellettuali, o come qualche bacchettone moralista di quelli che imperversano sui media (e nei salotti). In tutto, secondo un mio personalissimo calcolo, non più di qualche migliaio di individui, a fronte di svariati milioni di persone qualunque che adorano i reality shows e/o le soap operas tipo Beautiful.
Ancora una volta, insomma, la sinistra, o meglio gli intellettuali e gli ipocriti di professione che la popolano abbondantemente, hanno preso un granchio, almeno a giudicare dalle reazioni pubbliche. Hanno dimenticato la tradizione italica della commedia dell’arte (che a sua volta affonda le radici nella commedia dell’antica Roma) e la più recente e cinematografica commedia all’italiana—storica la definizione che ne diede il grande Luigi Comencini una volta: plebea anche quando è raffinata, e raffinata anche quando è plebea. Agli italiani certe sceneggiate, à la “Amici miei,” al confine con la volgarità tout court, piacciono da morire. L’italiano non accetta la rozzezza, ma è a dir poco tollerante verso quei comportamenti che sfiorano la volgarità senza cascarci dentro. Ricordate le corna di Berlusconi nella foto di gruppo di quel vertice internazionale? Spiacevole, si dirà. Certo, ma dal punto di vista di chi? Tutta un’altra cosa rispetto al gesto assolutamente incredibile, di una cafoneria incommensurabile, di cui si è reso tristemente protagonista l’ex primo ministro spagnolo Aznar (che a quanto pare ne ha combinate parecchie dello stesso tenore) quando infilò una penna tra le tette di una giornalista.
[qui Blogger.com ha combinato il pasticcio e mi ha cancellato un pezzo, e nel frattempo ho eliminato il doc. originale. Sorry!]
Non è che fa scena, sia chiaro: il Berlusca è così. E la gente—che per certe cose ha le antenne—lo capisce subito. Può perdere un’elezione, perché il credito non è mai illimitato, ma la volta successiva spopola. E gli avversari a ingoiare amaro e sputare veleno, a sparlare del destino cinico e baro e del popolo bue e di tutte le altre balle con le quali cercano di consolarsi per avere perso il contatto con quel popolo che vorrebbero rappresentare.