Non essendo personalmente mai stato un grande estimatore di Heidegger, anche se m’è toccato di studiarmelo a fondo (in entrambe le versioni, prima e dopo la Kehre), non sono granché interessato neanche alle sue défaillances biografiche, compreso l’ostinato silenzio sull’Olocausto. Però sono un po’ incuriosito da chi tuttora se ne appassiona. Sofri è di quelli che non demordono. Interessante, in ogni caso, la citazione dalla celebre intervista del 1966, in cui M. H. si sottrae all’opportunità in extremis di salvare la faccia:
Al momento di sciogliere l´enigma, nell´intervista del 1966 allo Spiegel, da pubblicare postuma, Heidegger avrebbe detto: «Per me oggi una domanda decisiva è: come può adattarsi un sistema politico - e quale - all´età della tecnica? A questa domanda non so dare risposta. Non sono convinto che sia la democrazia».
Verrebbe quasi da rispondergli—con nonchalance e alla maniera di Winston Churchill—che la democrazia gli potrà anche fare specie, ma vuoi mettere tutti gli altri sistemi? Questo, però, è il meno, in sede filosofica. Il più è la poesia, la grande scoperta di Hölderlin:
Voll Verdienst, doch dichterisch wohnet
Der Mensch auf dieser Erde
(Pieno di merito, e tuttavia poeticamente
abita l’uomo su questa terra)
Basta questo a riscattarlo (almeno un po’)? Basta, come nel caso di Celan, la “parola-che-apre-e-nasconde, luce e segreto?” Per me sì, malgrado la Niemandrose, la “rosa di nessuno,” che saremmo noi:
SALMO
Nessuno c’impasta di nuovo, da terra e fango,
nessuno insuffla la vita alla nostra polvere.
Nessuno.
Che tu sia lodato, Nessuno.
È per amor tuo
che vogliamo fiorire.
Incontro a
te.
Noi un nulla
fummo, siamo, reste-
remo, fiorendo:
la rosa del Nulla,
la rosa di Nessuno.
Con lo stimma anima-chiara,
lo stame ciel-deserto,
la corona rossa
per la parola di porpora
che noi cantammo al di sopra,
ben al di sopra
della spina.
(Traduzione di G. Bevilacqua)