Con la sua intenzione di por fine al «florilegio di dichiarazioni» di questo e quel deputato sui tg della Rai, Claudio Petruccioli avrebbe probabilmente guadagnato la stima e la gratitudine anticipata di una buona parte dei telespettatori. Purtroppo per lui, però, avendo in contemporanea manifestato il proposito di farla finita anche con i reality shows, è senza ombra di dubbio riuscito a neutralizzare o addirittura a ribaltare quel benefico effetto.
E’ un peccato, perché in entrambi i casi, almeno a mio giudizio, ha ragioni da vendere. Ma così va il mondo, non si può piacere a tutti, come dimostra, per altro, la decisione presa qualche giorno fa dall’Autorità per la Garanzie nelle Comunicazioni, cioè il provvedimento restrittivo sulla pornografia in tv: ha accontentato e scontentato in eguale misura. E si badi che gli scontenti non erano, come sarebbe stato logico aspettarsi, soltanto i fruitori e i cultori di quel tipo di entertainment, no, neanche parlarne, tanto che in giro si sono letti e sentiti anche i lamenti di persone “benpensanti” le quali, tuttavia, non hanno accettato quello che a loro è sembrato uno sfregio alla libertà di espressione o comunque il sinistro presagio di un clima moralistico, censorio, e, naturalmente, illiberale che starebbe per instaurarsi. Poco importa se il nocciolo della questione non fosse quello di vietare alcunché ad alcuno, ma semplicemente di risparmiare ai bambini la visione, sia pur fortuita e occasionale, di scene che sono, per dir così, al di là della loro capacità di rielaborazione critica e contestualizzazione semantica, con danni probabilmente irreparabili sul piano affettivo-comportamentale, psicologico e culturale.
Ma non sta scritto da nessuna parte che la salvaguardia del pluralismo debba riguardare anche l’ignavia di chi confonde l’ideologia (liberale e libertaria) con la licenza di recar danno ai telespettatori meno attrezzati a difendersi da spettacoli intrinsecamente e ostentatamente volgari, che denunciano l’assoluta incapacità di produrre qualcosa che non offenda il buon gusto e un elementare rispetto della dignità umana.
Così come—per tornare al punto da cui siamo partiti—non sta scritto da nessuna parte che un servizio di informazione, per assolvere la sua funzione fino in fondo, debba render conto anche dei battibecchi da cortile tra politici in cerca di pubblicità a costo zero (per loro, ma non per il cittadino che paga il canone). Né sta scritto nelle stelle che la tv pubblica, per rendere un servizio alla collettività, debba mettersi in competizione con la tv commerciale nella produzione di reality shows.
La speranza è che iniziative e proposte come quelle di Petruccioli non divengano occasione di disputa politico-ideologica. Qui non c’entra né la libertà di informazione e di espressione, né il moralismo, né l’oscurantismo sessuofobico, né altro. C’entra solo la necessità di non offendere l’intelligenza, il buon gusto, il buon senso e, last but not least, di impiegare bene il pubblico denaro. Per questo penso che “Forza Petruccioli” dovrebbe diventare il motto di tutti coloro che pagano il canone Rai.