A few months ago Microsoft made an offer to acquire Yahoo!, but the search engine operator spurned the advances of the Redmond, Wash.-based software giant. Yet, that was not the last word. As a matter of fact, according to the New York Post, stung by the loss of Internet advertising firm DoubleClick to Google last month (a $3.1 billion purchase), Microsoft is resuming its pursuit and asking Yahoo to enter formal negotiations for an acquisition that could be worth $50 billion.
Maybe what this story suggests is that, as in the Highlander saga, only one will survive. But how, if ever, will this benefit all of us end users?
May 4, 2007
Meglio Sarko
[UPDATED] Quel che succede oltralpe è molto, molto interessante, e qui si cerca di seguire gli eventi con la massima attenzione. Magari il tutto non sarà di facilissimo approccio per chi non è francese, ma questo è scontato, e in ogni caso credo che il discorso valga per tutti quelli che mettono il naso nelle vicende politiche altrui. Voglio dire che quando mi è capitato di seguire le reazioni e i commenti che venivano prodotti nell’«anglosfera» sulle elezioni italiane ne ho riportato un’impressione talmente miserevole che mi imbarazza anche il solo pensiero di poter cadere nella stessa trappola infernale, parlando delle elezioni di un Paese che non sia il mio. Le imprecisioni, i luoghi comuni, il semplicismo, le banalità e le autentiche stupidaggini che ho letto sull’Italia mi hanno per così dire vaccinato. E allora? E allora, sinceramente, la tentazione di astenermi dall’esprimere a voce alta opinioni al riguardo—non certo dall’avercele—è forte. Ma correrò il rischio, anche perché non mi risulta di avere lettori francesi …
Dunque, con una buona dose di faccia tosta, mi avventuro fino a dire che Madame Royal mi annoia da morire—soprattutto quando diventa aggressiva e fa scena ostentando arrabbiature poco credibili, come ieri l'altro sera. Dicono che rappresenta il nuovo, a sinistra, e sarà pure vero, ma se il futuro della sinistra francese consiste nelle idee e nell’approccio alle questioni di Ségolène Royal mi pare che non ci sia di che congratularsi, e semmai mi sembrerebbe più appropriato ritenere che la novità più significativa sia la “svolta estetica” che la signora ha impresso alla politica: da questo punto di vista, in effetti, non credo ci siano dubbi.
Per uscire dal generico, direi che condivido molto questa sferzata di André Glucksmann (sul Corriere di ieri):
Naturalmente resta «l'obiezione suprema» contro Sarko, il «razzista», colui che propone il «ministero infernale». Glucksmann risponde così:
Infine, siccome delle somiglianze tra Italia e Francia, malgrado tutto, ci sono, e dal momento che un «grande lupo cattivo» non ce l’hanno solo loro (e a furia di agitare quello spauracchio si finisce per diventare intellettualmente pigri e talvolta pure un po’ cialtroni), si potrebbe pensare che la conclusione del ragionamento faccia tesoro di qualche nostra disavventura:
Ancora una volta, insomma, non posso che dichiararmi d’accordo. Meglio Sarko. Apprezzamento e simpatia, oltretutto, che mi accomunano a uno per il quale questo blog si è speso più volte in passato ... Avrebbe detto, costui, in un'intervista a Paris Match, che «bisogna mettere da parte le vecchie ideologie di sinistra e di destra». Ecco, appunto, questo è ciò che stavo cercando di dire in maniera forse troppo prolissa.
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UPDATE (ore 15:00 del 4 maggio 2007)
Da non perdere—anche perché sulla stessa lunghezza d'onda del post qua sopra ...—l'editoriale del Foglio di oggi (questo il link temporaneo). In particolare questo passaggio:
Dunque, con una buona dose di faccia tosta, mi avventuro fino a dire che Madame Royal mi annoia da morire—soprattutto quando diventa aggressiva e fa scena ostentando arrabbiature poco credibili, come ieri l'altro sera. Dicono che rappresenta il nuovo, a sinistra, e sarà pure vero, ma se il futuro della sinistra francese consiste nelle idee e nell’approccio alle questioni di Ségolène Royal mi pare che non ci sia di che congratularsi, e semmai mi sembrerebbe più appropriato ritenere che la novità più significativa sia la “svolta estetica” che la signora ha impresso alla politica: da questo punto di vista, in effetti, non credo ci siano dubbi.
Per uscire dal generico, direi che condivido molto questa sferzata di André Glucksmann (sul Corriere di ieri):
Si dice che Sarkozy divide, mentre Royal unisce. Il bruto e la madonna? Eccoci davanti a due metodi. Qual è più democratico? Quello di Sarkozy, che non indietreggia davanti alle divisioni e osa presentare le alternative agli elettori chiamati a prendere la loro decisione con cognizione di causa? Oppure il metodo Royal, che promette l'unione a ogni costo e promuove l'immobilismo?
Naturalmente resta «l'obiezione suprema» contro Sarko, il «razzista», colui che propone il «ministero infernale». Glucksmann risponde così:
Secondo me, i veri «lepenizzati» sono le anime belle di sinistra e del centro che, senza esitare, presuppongono che fra identità nazionale e immigrazione non possa esserci che una relazione d'esclusione. Perché voler credere per forza che un ministero dell'Immigrazione e dell'Identità nazionale sarà un ministero dell'Identità contro l'immigrazione? Con quale diritto è formulata una interpretazione così malevola? Per quanto Sarkozy ripeta che l'identità francese non è etnica, che la nazione si è arricchita di successive ondate d'immigrazione (di cui fa parte la sua famiglia), che di fronte al regime di Vichy, la Resistenza al nazismo deve tanto ai Repubblicani spagnoli, agli armeni, agli ebrei... Non c'è nulla da fare. Un immondo mascalzone ha appena «oltrepassato la linea gialla».
Infine, siccome delle somiglianze tra Italia e Francia, malgrado tutto, ci sono, e dal momento che un «grande lupo cattivo» non ce l’hanno solo loro (e a furia di agitare quello spauracchio si finisce per diventare intellettualmente pigri e talvolta pure un po’ cialtroni), si potrebbe pensare che la conclusione del ragionamento faccia tesoro di qualche nostra disavventura:
Brandire «l'apriti sesamo» del Tutto tranne Sarkozy per aprire a Ségolène le porte dell'Eliseo, qualunque cosa dica oggi e faccia o non faccia domani, sa d'imbroglio.
Ancora una volta, insomma, non posso che dichiararmi d’accordo. Meglio Sarko. Apprezzamento e simpatia, oltretutto, che mi accomunano a uno per il quale questo blog si è speso più volte in passato ... Avrebbe detto, costui, in un'intervista a Paris Match, che «bisogna mettere da parte le vecchie ideologie di sinistra e di destra». Ecco, appunto, questo è ciò che stavo cercando di dire in maniera forse troppo prolissa.
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UPDATE (ore 15:00 del 4 maggio 2007)
Da non perdere—anche perché sulla stessa lunghezza d'onda del post qua sopra ...—l'editoriale del Foglio di oggi (questo il link temporaneo). In particolare questo passaggio:
Il problema è che Mme Royal ha anche alla fine rivelato se stessa. Se stessa no, perché siamo documentalmente convinti che di lei in realtà c’è poco. Ma il se stessa di sinistra, nel senso prototipico della gauche eterna, quello lo si è visto. Uno spettacolo pazzesco di demagogia e di arroganza del cuore, una roba che anche in un giornale come questo, che da sempre è di destra e di sinistra, radicale e conservatore, ha avuto il suo impatto: ricordati che non è di quella malattia della gauche che devi morire, perché non è dignitosa. Ha tirato fuori una storia di stupro come arma contundente ideologica d’occasione contro un avversario maschio, e ha accompagnato il colpo basso e freddo con una cosa così risibile che ancora si è sorpresi che sia restata in gara dopo tanta leggerezza: lo stato deve garantire a una poliziotta (dicesi: una poliziotta) la sua sicurezza quando rientra a casa la sera. I poliziotti che proteggono i poliziotti, come nella già leggendaria teoria di Massimo D’Alema, che i soldati americani non devono fare la guerra perché hanno il compito di proteggere gli italiani in divisa di Herat. Ha inventato una tirata di bassissimo conio, del tutto ingiustificata, sui disabili a scuola, e sembrava una piccola reincarnazione sanguinaria di Saint-Just contro la resistenza non vittimistica di Sarkozy, che non sembrava ma era (ché in tv appunto si è più che sembrare) una specie di redivivo Benjamin Constant.
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