May 24, 2007

Vincere la guerra e perdere la pace

Il Corriere ripropone in traduzione italiana un articolo di Christopher Hitchens per il New York Times. La riflessione è ispirata dal libro di Ali Allawi, The Occupation of Iraq: Winning the War, Losing the Peace (L'occu­pazione dell'Iraq: vincere la guerra, perdere la pace), che è “scritto con la mente e con il cuore” e “merita tutta l'atten­zione e i numerosi riconoscimenti che gli sono stati tributati.” Il succo del discorso è che

intervento o non intervento, l'Iraq era co­munque predestinato a essere travolto dal caos. Questa tesi è corroborata da un'al­tra constatazione, e cioè che lo sgretola­mento politico avanzava già con prepo­tenza nel decennio precedente il 2003. Di nuovo, la sobria analisi di Allawi, basata su prove accurate, contribuisce ad aggra­vare uno scenario in sé già assai fosco.

La politica americana non poteva resta­re indifferente davanti a tutta questa soffe­renza, miseria e demagogia, se non altro perché l'intero contesto iracheno era stato plasmato da due decisioni americane. La prima, di lasciare Saddam al potere dopo il '91 e restare a guardare mentre massa­crava sciiti e curdi, un'azione che Allawi definisce giustamente «imperdonabile». La seconda, di imporre sanzioni, le quali, per la loro eccessiva durata, hanno recato danni peggiori a una società già duramen­te travagliata che non al suo governo spietato e corrotto.

Nessuno meglio di me è al corrente di tutti i fallimenti della nostra politica dopo-invasione, e potrei aggiungere anche al­tre osservazioni in base alla mia esperien­za. Ma ho sempre sentito profondamente che l'Iraq è nostra responsabilità in un mo­do o nell'altro, e che rinunciare all'inter­vento o rimandarlo avrebbe significato so­lo essere costretti ad agire successivamen­te, in condizioni forse più spaventose e pe­ricolose di quelle che ci sono diventate fa­miliari. Non so se Allawi sarebbe d'accor­do con la mia valutazione, ma il suo libro, lucido e coinvolgente, presenta argomenti che sarebbe molto difficile contestare.

Oh mia bela Madunina ...



del resto, onestamente parlando, uno può essere diventato nerazzurro perché quand'era ragazzino con quella maglia si vinceva di tutto, e alla grande, e dunque, a esser nati solo qualche anno dopo … e poi, è vero o non è vero che Milàn l’è (semper) un gran Milàn???