Poca voglia di scrivere, oggi, e di leggere resoconti e commenti. Sbaglierò, ma che diavolo volete che abbia voglia di dire, o di farsi raccontare, analizzare o spiegare «una persona normale» che per avventura abbia seguito anche soltanto di sfuggita la sessione del Senato di ieri? "Lasciamo perdere, che è meglio," dirà. Va bene, un “Vai al diavolo, Padoa Schioppa, e con te quelli della tua specie, siano essi politici di razza o mezzosangue, super-tecnici o tecnici per cooptazione!” ci sta tutto, ma basta così, e non vale neanche la pena di argomentare, tanto chi voleva capire ha capito e chi non voleva è perché si fa gli affari suoi (vabbè, anche quelli degli altri, ma è inutile sottilizzare).
Semmai, riuscendo a trovarne la forza e andando decisamente controcorrente, mi piacerebbe spezzare una lancia per la politica … Ma, come ho già premesso, ho poca voglia di fare alcunché, oggi, quindi mi limito a scarabocchiare sul foglio virtuale “qualche storta sillaba e secca come un ramo.”
Ok, perché spezzare una lancia per la politica? Beh, proprio perché è un’attività in caduta libera e praticamente, da ieri, ufficialmente sputtanata (ufficiosamente, è ovvio, lo era già da un pezzo). Sì, perché la politica—insisto, come si vede, sulla “p” minuscola, ché di quell’altra, con la “P” maiuscola, è meglio che si occupino quelli di Repubblica—potrà magari essere stracciona, ma i voti se li deve conquistare uno per uno, e per farlo, anche con il sistema elettorale cui Giovanni Sartori ha affibbiato l’epiteto di “porcellum,” è ogni singolo politico, non delle astrazioni, che ci deve mettere la faccia, che deve parlare con la gente, entrare in sintonia, spiegare, convincere. E, si sa, la gente puoi farla fessa una, due, tre, quattro volte, ma alla fine ti castiga.
Concretamente, e solo (ehm ...) per fare un esempio qualsiasi, se uno fa il tecnico prestato alla politica, mica deve andare il giorno dopo a spiegare ai propri elettori perché ha fatto questo o quest’altro, ma i senatori che ieri hanno difeso Visco e insultato Speciale, domani sera, nel proprio collegio o circoscrizione elettorale, dovranno render conto a qualcuno di ciò che hanno fatto e detto. A me sembra che questa sia una ragione sufficiente per non disprezzare troppo la politica, e per non prendere per oro colato, tanto per fare soltanto un altro esempio a caso, le campagne di stampa di questi giorni—l’ultimissima è quella inaugurata ieri da La Stampa contro il solito D’Alema.
In buona sostanza, il Day after la Caporetto politico-istituzionale dovrebbe indurci a stringerci attorno alla politica, non a celebrare il suo funerale. Perché è sempre meglio chi deve render conto al popolo sovrano, anche, diciamolo chiaramente, quando si tratta di una sinistra che, secondo la definizione pannelliana, in questa circostanza (e non solo) si è dimostrata davvero “buona a nulla, ma capace di tutto.”
Dopodiché diamo pure a Stella e a Rizzo quel che è di Stella e di Rizzo (e di Montezemolo), riconoscendo che una «casta» politica non possiamo e non dobbiamo permettercela.
Come dicevo, volevo solo scarabocchiare un paio di concetti. In effetti, questo post mi è costato—ma quando ci decideremo a pagarli, i bloggers?