«Oggi ogni opera di educazione sembra diventare sempre più ardua e precaria. Si avverte una crescente difficoltà nel trasmettere alle nuove generazioni i valori base dell'esistenza e di un retto comportamento». Sono parole di Benedetto XVI, pronunciate - guarda caso - proprio lunedì, parole semplici e per questo pesanti come pietre. Pietre che nessuno vuol gettare addosso a D'Alema o ai politici in genere, ma che debbono far riflettere. Sia detto senza alcuna fregola moralistica.
Appunto, lasciamo stare D’Alema, che a fare il capro espiatorio sembra abbia sviluppato una particolare attitudine che lo accosta inevitabilmente ad un altro celebre “antipatico,” ma della cosiddetta prima repubblica. Però, perché non prendersela coi "politici in genere," che incolpevoli non sono mai, neanche quando gli appioppano (si fanno appioppare) l’etichetta di “buonisti” e campano di rendita?
Ad ogni modo, c’è del vero nell’editoriale. Chi segue la politica con attenzione ci ha fatto il callo, alle bassezze della medesima, e per giunta è talmente disgustato dai falsi moralisti che pur di differenziarsi gioca a fare un po’ il cinico della situazione. Ma, se pensiamo alle nuove generazioni, l’editorialista di Avvenire ha ragioni da vendere. Lo spettacolo offerto non può che avere effetti devastanti. E difatti …