Dopo la denuncia di “pressioni e intimidazioni,” nonché di “tentativi di delegittimazione e di discredito posti in essere nei miei confronti da parte di soggetti istituzionali,” a Clementina Forleo non rimane che una protesta un po’ estrema: rinunciare alla scorta dei carabinieri. E’ appunto ciò ha fatto sabato mattina, a Pescara, subito dopo aver ritirato il premio «Paolo Borsellino» («perché—pare abbia detto la gip milanese—i vertici dell'Arma non fanno luce su quanto ho denunciato?»).
Ce n’è, comunque, anche per i giornali:
In questo contesto fanno impressione le parole di Luciano Violante (riportate da L’Unità):
Pericolosa, certo. Per qualcuno, almeno, la Forleo è pericolosa. E queste parole, tristemente, lo confermano. Anche se sappiamo bene che cavalcare la tigre del giustizialismo non è più di moda tra coloro i quali, in una stagione ormai lontana, di quella pratica acrobatica avevano fatto una specie di religione. Dunque non è il caso di stracciarsi le vesti.
E tuttavia, di grazia, ci si consenta di dire che appunto fanno impressione il tono severo e il linguaggio sferzante di uno di quei “preti spretati.” Eppure anche questo non deve sorprendere: nelle chiese questo è un deja vu. Violante come quel Milingo, per dire, che era un magnifico scaccia-demoni e poi se non diventa profeta del libero amore poco ci manca. Uno si sente un po’ disorientato, d’accordo, ma poi tira dritto. La sindrome del prete spretato ha colpito ancora. E lo stesso vale per tutti quei giornalisti, direttori ed opinionisti che, al pari di Violante, hanno cambiato idea.
Per quanto possa sembrare imbarazzante, però, questa storia ha un risvolto che, nel suo piccolo, non è meno bizzarro, vale a dire l’incredibile voltafaccia dello scrivente: in odore di eresia un tempo, ed oggi ... quasi crociato! Per Clementina Forleo.
Cosa penso di lei l’ho già detto di recente, quindi non mi sembra il caso di ripetersi (comunque, qui confermo tutto, parola per parola, a scanso di equivoci). Quello che volevo aggiungere, piuttosto, è una certezza: non ce la faranno, con lei. Non perché è solida come una roccia e impassibile come una sfinge (sto pensando a un ex Procuratore della Repubblica di Milano di cui ora mi sfugge il nome …), no, niente di tutto questo. Non ce la faranno semplicemente perché ha dalla sua la fredda ragione. Se poi volessimo aggiungere un tocco di romanticismo, ci metterei perfino quelle lacrime impreviste, quella commozione non soffocata, riflessi di una giovane donna che, oltre a una bella testa, ha anche un cuore.
Ad ogni buon conto, però, mi unisco anch'io—ma per opposte ragioni e con sincero affetto—a chi suggerisce alla coraggiosa gip milanese di aver cura di se stessa, perché effettivamente, come il grande Luigi Magni fa dire ad uno dei sui eroi romaneschi, «er prete è vendicativo» ...
Ce n’è, comunque, anche per i giornali:
«Quando sui giornali di tiratura nazionale, giornali qualificati, appaiono senza controllo, con la salvaguardia, per carità, del diritto di stampa, notizie false e tendenziose e di discredito di persone che stanno solo facendo il proprio lavoro, senza colore, e’ vergognoso».
«Vogliono dare di me l'immagine di un fiume in piena, di una pazza, una che sta perdendo l'equilibrio».
In questo contesto fanno impressione le parole di Luciano Violante (riportate da L’Unità):
«Mi sono schierato a favore della responsabilità civile dei giudici proprio perché ritengo sbagliato che i giudici si pongano come controparte del potere politico», inizia a dire Violante esprimendo poi «solidarietà umana» alla Forleo che si trova «evidentemente in un momento di difficoltà». Ma non risparmia le critiche, il presidente della commissione Affari costituzionali, sia nei confronti della gip di Milano sia nei confronti del pm Luigi De Magistris per aver partecipato alla trasmissione Annozero.
«Un magistrato non deve utilizzare i mezzi d'informazione per cercare consenso o farsi pubblicità», aggiunge. Anche su De Magistris Violante si augura che il Csm sbrogli la questione presto - dovrebbe pronunciarsi lunedì ndr - e sostiene che anche se l'avocazione dell'inchiesta "Why Not" da parte della procura di Catanzaro «è criticabile», «bisognerebbe leggere il decreto per stabilire chi ha ragione, chi ha fatto la ritorsione», inteso tra Mastella e De Magistris. Secondo Violante bisogna che la magistratura sa messa al sicuro da ingerenze del sistema politico ma non irresponsabile, ovvero - ha spiegato - che cerca consenso invece che nell'applicazione della legge sui mass media, perchè questo tipo di magistratura a suo giudizio è «pericolosa».
Pericolosa, certo. Per qualcuno, almeno, la Forleo è pericolosa. E queste parole, tristemente, lo confermano. Anche se sappiamo bene che cavalcare la tigre del giustizialismo non è più di moda tra coloro i quali, in una stagione ormai lontana, di quella pratica acrobatica avevano fatto una specie di religione. Dunque non è il caso di stracciarsi le vesti.
E tuttavia, di grazia, ci si consenta di dire che appunto fanno impressione il tono severo e il linguaggio sferzante di uno di quei “preti spretati.” Eppure anche questo non deve sorprendere: nelle chiese questo è un deja vu. Violante come quel Milingo, per dire, che era un magnifico scaccia-demoni e poi se non diventa profeta del libero amore poco ci manca. Uno si sente un po’ disorientato, d’accordo, ma poi tira dritto. La sindrome del prete spretato ha colpito ancora. E lo stesso vale per tutti quei giornalisti, direttori ed opinionisti che, al pari di Violante, hanno cambiato idea.
Per quanto possa sembrare imbarazzante, però, questa storia ha un risvolto che, nel suo piccolo, non è meno bizzarro, vale a dire l’incredibile voltafaccia dello scrivente: in odore di eresia un tempo, ed oggi ... quasi crociato! Per Clementina Forleo.
Cosa penso di lei l’ho già detto di recente, quindi non mi sembra il caso di ripetersi (comunque, qui confermo tutto, parola per parola, a scanso di equivoci). Quello che volevo aggiungere, piuttosto, è una certezza: non ce la faranno, con lei. Non perché è solida come una roccia e impassibile come una sfinge (sto pensando a un ex Procuratore della Repubblica di Milano di cui ora mi sfugge il nome …), no, niente di tutto questo. Non ce la faranno semplicemente perché ha dalla sua la fredda ragione. Se poi volessimo aggiungere un tocco di romanticismo, ci metterei perfino quelle lacrime impreviste, quella commozione non soffocata, riflessi di una giovane donna che, oltre a una bella testa, ha anche un cuore.
Ad ogni buon conto, però, mi unisco anch'io—ma per opposte ragioni e con sincero affetto—a chi suggerisce alla coraggiosa gip milanese di aver cura di se stessa, perché effettivamente, come il grande Luigi Magni fa dire ad uno dei sui eroi romaneschi, «er prete è vendicativo» ...