«Mi rallegro che lo scorso 18 dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia adottato una risoluzione chiamando gli Stati ad istituire una moratoria sull'applicazione della pena di morte ed io faccio voti che tale iniziativa stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita umana».
Anche sul versante laico, in qualche caso, la proposta è stata accolta bene, o quanto meno con rispetto e attenzione. Basti pensare all’intervento di Adriano Sofri (di cui si è già riferito) sul Foglio del 20 dicembre scorso, a quello di Giuliano Amato sul Sole-24 Ore del 6 gennaio e alla lettera di Walter Veltroni al Foglio di ieri (tutto copiato e incollato qui, assieme alla risposta di Ferrara ad Amato). Il che dimostra che discutere civilmente sull’aborto, pur in presenza di punti di vista assai distanti, è possibile. Una lezione per tutti i fautori dello scontro frontale sulle questioni di bioetica.
Insomma, la lettura degli interventi citati è vivamente raccomandata. Personalmente, pur condividendo l’impostazione del direttore del Foglio, che del resto è tutt’altro che “guerrafondaia,” come si evince da un esame non superficiale e non prevenuto della medesima, ho apprezzato moltissimo sia la riflessione di Sofri sia quella di Amato, entrambe contrassegnate da una profonda onestà intellettuale e impreziosite non solo dalla ben nota intelligenza critica di due intellettuali laici, bensì anche dalla loro capacità di tenere costantemente in tensione tra loro istanze contrapposte, in modo da far emergere (e apprezzare), oltre alle proprie, le ragioni degli «altri», con tutta la loro forza e ricchezza.
Se il dibattito—auspicato dal direttore del Foglio e da Walter Veltroni—saprà mantenersi su questi livelli, ci saranno sicuramente esiti interessanti. Non solo sotto il profilo politico e legislativo, che per altro, azzardo, non è neppure quello più essenziale: è culturale e filosofico il nodo principale. Il che non dovrebbe rendere il dialogo più facile, ma un po’ più imprevedibile magari sì.