«A seguito delle ben note vicende di questi giorni in rapporto alla visita del Santo Padre all'Università degli Studi La Sapienza, che su invito del Rettore Magnifico avrebbe dovuto verificarsi giovedì 17 gennaio si è ritenuto opportuno soprassedere all'evento. Il Santo Padre invierà, tuttavia, il previsto intervento».
Nell'aula di Scienze politiche dove era in corso un'assemblea dei collettivi, cori di giubilo—informa il Corriere—hanno salutato la notizia della rinuncia del Papa. In un certo senso, gioisco anch’io. Avevamo bisogno di una prova certa dell’intolleranza laicista? Ebbene, l’abbiamo avuta proprio grazie alla rinuncia di Benedetto XVI, che ha del clamoroso. Se il Papa fosse andato comunque—a parte le probabili e imbarazzanti conseguenze, eufemisticamente parlando—gli intolleranti avrebbero perso, mentre è proprio di questa loro vergognosa “vittoria” che c’era bisogno. Perché fosse chiaro a tutti che la libertà di opinione e la laicità della cultura—che della tolleranza non possono in alcun modo fare a meno—sono soltanto un pallido ricordo e che da oggi in poi i cattolici sono ufficialmente dei perseguitati. Appurato questo, abbiamo liberato il campo da un mucchio di ipocrisie. Vi pare poco?