May 12, 2008
Tim Blair has moved
Tim Blair has shifted over there (to “the shiny new Daily Telegraph site”). Hat tip: Wog Blog.
Clementina Forleo cacciata da Milano
E così, ridendo e scherzando (si fa per dire), la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura ha deciso “a stretta maggioranza” di cacciare da Milano la gip Clementina Forleo. Il provvedimento, tuttavia, dovrà ora essere valutato dal plenum dell'organo di autogoverno dei magistrati. Il Corriere informa anche su come hanno votato i consiglieri Fabio Roia (Unicost), Letizia Vacca (Pdc) e Gianfranco Anedda (An), Livio Pepino (Magistratura democratica) e Mario Fresa (Movimento per la giustizia), nonché il presidente della Commissione medesima, Antonio Patrono. Interessante. Si spera in un ripensamento in extremis, ma senza farsi troppe illusioni.
Che fare coi fans di Travaglio Marco?
Che fare con Travaglio Marco? Se lo domanda Filippo Facci sul Giornale di oggi, e naturalmente ce lo domandiamo anche noi su WRH, ma senza chissà quale convinzione, solo per non essere da meno, diciamo, oppure perché un post ogni tanto—in italiano, poi, dopo tanti in inglese, ché poi i non anglofoni si stufano pure e smettono di leggerti—lo si deve pur dedicare a un soggetto siffatto.
Che fare dunque? Onestamente non ne ho la benché minima idea, ma questa grave lacuna, ho ragione di pensare, si spiega più con lo scarso entusiasmo di cui parlavo prima che con la pur non trascurabile complessità della questione, cui del resto Facci stesso, a bella chiusa, ha dato una soluzione più che plausibile, ipotizzando il rilascio di un “verbale” montanelliano in tutto e per tutto appropriato, se non propriamente elegante—ma il grande Indro, ch’era pur sempre il toscanaccio che sappiamo, non brillava certo per la delicatezza dei modi e delle forme verbali.
Il problema, tuttavia, potrebbe avere un risvolto parecchio più interessante: va bene il che fare con il Travaglio, ma non sarà il caso di domandarsi prima ancora come ci si debba comportare con i suoi fans, cioè con coloro ai quali vari conduttori televisivi dispensano così spesso e volentieri—con la certezza di “fare audience”—le apparizioni del guru (tanto da far venire a qualcuno l’incontenibile desiderio di cancellare dai palinsesti i loro programmi)?
Ebbene, qui una risposta credo sia molto più semplice darla: è assolutamente consigliabile non togliere a costoro il tanto desiderato prodotto editorial-propagandistico. Folle di telespettatori in crisi di astinenza, in siffatte patologie da consumo di sostanze diffamatorie, sono ancor più socialmente pericolose di soggetti allegramente strafatti. I proibizionisti, a modesto avviso di chi scrive, dovrebbero riflettere attentamente sugli effetti devastanti di un possibile giro di vite su questa delicata materia. A mali estremi, in certi casi, è meglio rispondere con rimedi moderatissimi.
Che fare dunque? Onestamente non ne ho la benché minima idea, ma questa grave lacuna, ho ragione di pensare, si spiega più con lo scarso entusiasmo di cui parlavo prima che con la pur non trascurabile complessità della questione, cui del resto Facci stesso, a bella chiusa, ha dato una soluzione più che plausibile, ipotizzando il rilascio di un “verbale” montanelliano in tutto e per tutto appropriato, se non propriamente elegante—ma il grande Indro, ch’era pur sempre il toscanaccio che sappiamo, non brillava certo per la delicatezza dei modi e delle forme verbali.
Il problema, tuttavia, potrebbe avere un risvolto parecchio più interessante: va bene il che fare con il Travaglio, ma non sarà il caso di domandarsi prima ancora come ci si debba comportare con i suoi fans, cioè con coloro ai quali vari conduttori televisivi dispensano così spesso e volentieri—con la certezza di “fare audience”—le apparizioni del guru (tanto da far venire a qualcuno l’incontenibile desiderio di cancellare dai palinsesti i loro programmi)?
Ebbene, qui una risposta credo sia molto più semplice darla: è assolutamente consigliabile non togliere a costoro il tanto desiderato prodotto editorial-propagandistico. Folle di telespettatori in crisi di astinenza, in siffatte patologie da consumo di sostanze diffamatorie, sono ancor più socialmente pericolose di soggetti allegramente strafatti. I proibizionisti, a modesto avviso di chi scrive, dovrebbero riflettere attentamente sugli effetti devastanti di un possibile giro di vite su questa delicata materia. A mali estremi, in certi casi, è meglio rispondere con rimedi moderatissimi.
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