May 16, 2008
Global Day of Action for Cyclone Nargis Victims
The cyclone Nargis, which roared for ten hours, tearing off roofs, uprooting trees and destroying power lines, is the worst natural disaster since the boxing day Tsunami in 2004. Whole towns and villages have been wiped out. Most of the victims were overwhelmed by a 12ft moving wall of water that bore down on their low lying villages at the mouth of the Irrawaddy River Delta.
The survivors are living in terrible conditions; without clean water, food or healthcare, they are living surrounded by flood waters contaminated by rotting corpses, animals and raw sewage. Over 1,5 million people are now at risk. We know that diseases, such as cholera, dysentery and malaria, are spreading. In spite of the incredible statement (hat tip: 1972) of Burmese Prime Minister Gen Thein Sein that the first phase of bringing relief to the victims of the cyclone has been completed and the second phase, reconstruction, is now beginning, if the world does not intervene soon, the death toll could rise by thousands every day.
Two weeks after, on Saturday May 17th, rallies and candle lit vigils will be held in London as well as in other cities of the world to urge France, Britain, the United States, and other countries to help the victims.
Here is a very short promo video for “May 17th Global Day of Action for Burma” demonstrations across the world:
Quel vento di Maestrale ...
Veltrusconi è un vento di Maestrale che solleva onde spaventose sui nemici del “dialogo,” un benefico contagio collettivo che prende piede velocemente e che attacca soltanto i “buoni” e ignora i “malvagi” che allignano nella politica italiana (che cuociano pure nel proprio brodo e pace all’anima loro). Ci vorrebbe un poeta, ed io non lo sono, maledizione, ma se vale l’intenzione ecco il mio contributo …
Dunque, parliamo di uno di questi buoni—uno che è sempre stato tra gli eletti, e magari non lo sapeva neanche—per elogiarne il consueto anticonformismo, la libertà e il coraggio intellettuale. Parliamo di Riccardo Barenghi. Il suo editoriale di oggi su La Stampa, un elogio a tutto tondo per Giulio Tremonti, è memorabile:
E poi ancora questo:
Ecco, il punto che vorrei sottolineare è che Barenghi avvalora una tesi che è cara a questo blog: destra e sinistra sono categorie che sarebbe meglio mettere in soffitta una volta per tutte. Ma come, si potrebbe obiettare, Barenghi elogia Tremonti perché dice cose di sinistra (riformista) “o quantomeno di buonsenso progressista,” e tu dici che di destra e sinistra non bisogna più occuparsi? Sì, lo confermo, e per la semplice ragione che se un ministro dell’economia del governo di centrodestra (o di destra, come dicono i maligni) viene elogiato da uno che è di (estrema?) sinistra perché dice cose di sinistra, vuol dire che è proprio finita. Vuol dire—mettiamola così—che Tremonti ha ragione, punto, e che sia di destra o sinistra non frega più niente a nessuno. Ecco ancora una volta l’onda spaventosa, l’inarrestabile contagio …
Dunque, parliamo di uno di questi buoni—uno che è sempre stato tra gli eletti, e magari non lo sapeva neanche—per elogiarne il consueto anticonformismo, la libertà e il coraggio intellettuale. Parliamo di Riccardo Barenghi. Il suo editoriale di oggi su La Stampa, un elogio a tutto tondo per Giulio Tremonti, è memorabile:
Bisognava aspettare Giulio Tremonti per riuscire ad ascoltare qualcosa di sinistra, o quantomeno di buonsenso progressista da un ministro dell’Economia. Eppure il centrosinistra ha governato questo Paese per sette anni, e di ministri intelligenti, capaci e anche progressisti ne ha avuti addirittura quattro (Ciampi, Amato, Visco e Padoa-Schioppa). Ma non è mai successo che uno di loro dicesse quel che Tremonti ha avuto il coraggio di dire ancor prima di essere entrato nel pieno delle sue funzioni. Ossia il coraggio di dire che i sacrifici stavolta toccano alle banche, ai petrolieri e ai supermanager che guadagnano cifre da capogiro.
E poi ancora questo:
[F]inalmente qualcuno che ha il coraggio di colpire chi non è mai stato colpito. Ce l’avessero avuto i suoi predecessori di centrosinistra questo stesso coraggio forse oggi, chissà, Berlusconi non avrebbe vinto le elezioni. Perché magari alcuni milioni di elettori che avevano votato per quella parte politica si sarebbero sentiti rappresentati dai loro eletti e forse, chissà, anche una parte di quelli del centrodestra, ché pure loro fanno mutui, pure loro pagano benzina e gasolio sempre più cari, pure molti di loro non amano chi si arricchisce senza sforzo.
Invece niente, poche parole, pochissimi fatti (la lotta all’evasione fiscale ne è forse l’unico esempio), nessuna suggestione ideale, programmatica, alla fine politica. Potevano quantomeno provarci e pure se non ci fossero riusciti sarebbe stato quantomeno apprezzato il tentativo. Macché, troppo attenti a non farsi sparare addosso, spasmodicamente sensibili a qualsiasi refolo provenisse da quei settori del capitalismo che li guardavano con sospetto, tragicamente tremebondi di fronte a ogni articolo di fondo uscisse sui giornali, troppo legati psicologicamente al loro passato per non avere paura che qualcuno glielo ributtasse addosso.
Ecco, il punto che vorrei sottolineare è che Barenghi avvalora una tesi che è cara a questo blog: destra e sinistra sono categorie che sarebbe meglio mettere in soffitta una volta per tutte. Ma come, si potrebbe obiettare, Barenghi elogia Tremonti perché dice cose di sinistra (riformista) “o quantomeno di buonsenso progressista,” e tu dici che di destra e sinistra non bisogna più occuparsi? Sì, lo confermo, e per la semplice ragione che se un ministro dell’economia del governo di centrodestra (o di destra, come dicono i maligni) viene elogiato da uno che è di (estrema?) sinistra perché dice cose di sinistra, vuol dire che è proprio finita. Vuol dire—mettiamola così—che Tremonti ha ragione, punto, e che sia di destra o sinistra non frega più niente a nessuno. Ecco ancora una volta l’onda spaventosa, l’inarrestabile contagio …
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